Complice la situazione emergenziale che ha impattato sui consumi e le categorie d’acquisto, Riso Scotti S.p.a, secondo i dati IRi, azienda leader nel campo di analisi Big Data per gli operatori del Largo Consumo Confezionato, ha superato la concorrenza in volume di vendite di riso confezionato negli ultimi 12 mesi. Di seguito la tabella con i dati aggiornati al mese di aprile 2020:
Fonte: IRi (www.iriworldwide.com)
Che significato date a questo balzo?
«Seppur ovviamente felice del risultato che premia un gran lavoro di tutto il team marketing e di vendita, gli obiettivi vanno consolidati e occorrerà lavorare nei prossimi mesi per stabilizzare e ove possibile potenziare ulteriormente le posizioni – dichiara Gianluca Pesce, direttore commerciale di Riso Scotti S.p.a – E’ una leadership raggiunta anche con i risultati di vendita di questo ultimo periodo, che fa un po’ storia a sé, non sarebbe corretto ascriverlo alla normalità, dal momento che lo scenario commerciale è stato notevolmente stravolto dalla situazione contingente».
Qual è stato l’andamento del volume fatturato per Riso Scotti?
«Nel primo trimestre dell’anno abbiamo registrato un incremento complessivo del 10%, trainato da una fiammata del 40% rilevata nel solo mese di marzo. Il trend di crescita si è confermato anche ad aprile su percentuali più contenute ma sempre a due cifre. Al di là del fenomeno delle “scorte” cui abbiamo assistito nel mese di marzo, ci spieghiamo queste crescite con il ritorno a modelli di consumo alimentare che avevamo dimenticato, indotti dalla permanenza forzata a casa della popolazione. Questo fa sì che il primo piatto torni ad essere protagonista. A tutto vantaggio di un prodotto come il riso, che resta una referenza primaria nel basket della spesa, in tutte le sue varietà».
Quali altri fattori hanno contribuito al raggiungimento del risultato?
«Un aspetto premiante per i nostri prodotti è stato non aver messo in campo nessun intervento sui prezzi, a costo di sacrifici sulla nostra marginalità. L’esplosione della domanda ha infatti generato un aumento di alcune voci, come i trasporti, l’imballaggio, e anche della materia prima in modo molto significativo. Ci auguriamo che queste impennate si normalizzino a breve e che il fenomeno sia limitato a pochi casi speculativi. Nel frattempo, però, abbiamo scelto di fare la nostra parte assumendoci la responsabilità che compete a chi sente di svolgere un servizio di utilità sociale, come quello di produrre e distribuire cibo. E quindi abbiamo deciso di non gravare sugli scontrini delle famiglie. Molta della grande distribuzione è allineata sulle medesime posizioni».
Fino ad ora abbiamo parlato solo di retail, cosa avviene per gli altri comparti?
«Per contro, riscontriamo una stagnazione di tutto il canale foodservice e specialmente vending, come è ovvio viste le chiusure delle attività commerciali e ristorative e l’azzeramento della circolazione. Sono tutti dati che andranno comunque validati in questi mesi di “fase 2” e speriamo anche “3”… per questo preferiamo non tanto “guardare a ciò che è stato” nei passati mesi, ma leggere con attenzione ciò che sarà nei prossimi, augurandoci di saper ribadire questa leadership di mercato». Autore: Martina Fasani
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