Oltre 300 espositori, di cui 100 cantine, 16 cucine di strada ed un calendario ricco di 80 eventi da vivere: la tredicesima edizione di Golosaria a Fieramilanocity, kermesse di cultura e gusto, giungerà al termine domani 29 ottobre.
In questa giornata abbiamo colto l’occasione per incontrare i 4 punti risicoli (Cascina Alberona, Riserva San Massimo, Risodinori e l’azienda agricola Carnevale) presenti alla manifestazione per farci raccontare la loro esperienza tra strategie di marketing e costi di investimento.
RISO IN FIERA: COSTI
Golosaria rappresenta un’occasione di promozione pubblicitaria per le piccole e medie imprese, come le aziende agricole.
I prodotti risicoli proposti sono tanti e vari: dalle tipologie di riso più conosciute (Carnaroli, Baldo, S.Andrea, Vialone Nano) ai risotti pronti (al tartufo, ai funghi porcini, al rosmarino), dalla birra di riso Violet alle gocce di riso Violet di Risodinori.
Abbiamo chiesto ai nostri produttori risicoli quanto costi, in media, partecipare ad eventi come Golosaria. Secondo le stime complessive, il costo varierebbe tra i 2 e i 10 mila euro (precisiamo che non si tratta di un dato ufficiale ma di una stima desunta da una decina di interviste realizzate oggi). I principali fattori da considerare restano, ovviamente, la tipologia di evento e lo spazio dello stand occupato. L’obiettivo principale rimane pertanto l’acquisizione di nuovi consumatori e la fidelizzazione del cliente.
«Nel settore risicolo non c’è un’immediata entrata quando si partecipa ad una fiera, solo con il tempo si otterranno i risultati. Ovvero, quando il consumatore assaggerà il riso ed apprezzandone la qualità tornerà a comprarlo. In quel momento l’investimento pubblicitario diviene un’effettiva conversione» ci dichiara Massimo Bove, manager dell’azienda Riserva San Massimo.
STRATEGIE MARKETING PER LA PROMOZIONE DEL RISO
Per una buona attività di marketing che favorisca la promozione del riso, quali sono le strategie da adottare? I nostri agricoltori sono piuttosto concordi: l’azienda Carnevale ritiene necessario il lavoro e la collaborazione tanto del singolo produttore e consorzio produttori quanto degli enti proposti (come l’Ente Risi); valorizzare la filiera e differenziare la produzione- come sostiene Eleonora Bertolone, titolare di Risodinori; aumentare le pene pecuniarie per chi dichiara il falso ed apporre l’etichetta dell’indicazione di origine- come suggerisce Massimo Bove; infine, la Cascina Alberona consiglia di mirare sulla qualità per diffondere risi come il Carnaroli e la cultura del riso nel mondo. Autore: Marialuisa La Pietra