All’inizio di quest’anno Laura e Milko dell’azienda agricola RIVA di Cilavegna mi hanno proposto di partecipare ad un loro progetto sulla coltivazione del riso Carnaroli, senza trattamenti chimici. Nella mia vita professionale mi occupo di capelli e so ben poco di agricoltura ma sono una grande estimatrice del riso e soprattutto, sono molto curiosa.
Il fine del progetto era di valutare se questo metodo di coltivazione fosse sostenibile per la loro azienda. Dato che da tempo volevo capire se la coltivazione biologica risicola fosse davvero possibile, ho accettato da subito il loro invito.
La monda a mano per un Carnaroli di qualità
Il terreno in cui avremmo dovuto coltivare corrispondeva a due pertiche di un campo già seminato con la veccia per il sovescio. Durante la pianificazione con l’azienda delle varie operazioni da svolgere, abbiamo preso atto che occorreva mondare il campo come una volta, ossia a mano, altrimenti le erbe infestanti avrebbero compromesso la resa del raccolto. Così mi sono proposta di mondarlo personalmente, come ai tempi delle mondine.
All’inizio di maggio abbiamo seminato lasciando un interspazio tra un filare e l’altro di 24 cm, per permettermi di entrare con facilità per la monda e abbiamo concimato solo con sostanze organiche concesse in agricoltura biologica.
Come riconoscere le erbe infestanti per il Carnaroli
Ho cominciato la monda all’inizio di giugno, in asciutta, per imparare a riconoscere le erbe infestanti e devo ammettere che, per quanto sia faticoso, dedicare il mio tempo alla terra mi ha permesso di imparare davvero tanto. La prima cosa che ho notato è stata la differenza tra le piante del campo sperimentale, quindi quelle non trattate con sostanze chimiche, e quelle trattate con il diserbo.
Le piante non diserbate erano più belle, più verdi e sono cresciute meglio, quasi come per ringraziarci di averle risparmiate dai pesticidi. Quando il campo è stato allagato, le erbe infestanti hanno preso il sopravvento, soprattutto il Cyperus che ha cominciato ad allargarsi a tappeto, soffocando le piante del riso. Ci sono voluti due mesi di monda per riuscire a liberare il campo dalle infestanti, dedicandoci circa 65 ore di lavoro, e parliamo di solo due pertiche.
Caldo torrido e attacco fungino: i nemici del riso Carnaroli
A metà luglio abbiamo avuto il primo attacco fungino che si è manifestato solo nelle foglie basali. Inizialmente le piante hanno resistito e la spora è rimasta stabile fino a fine agosto. A fine luglio hanno cominciato a spuntare le prime pannocchie e, per me, è stata un’emozione indescrivibile! Nel giro di una settimana il campo era pieno di pannocchie fiorite!
Osservando il campo, sembrava che le piante avessero trovato una pacifica convivenza con l’agente patogeno, tant’è che la maturazione delle pannocchie seguiva il suo corso, consolidando il chicco. A sorpresa, a fine agosto, ci siamo trovati in presenza del mal del collo e abbiamo notato che alcune pannocchie erano in aborto. Ad ultimare la difficile impresa, il caldo torrido di metà settembre che ha seccato le pannocchie in campo, riducendo la resa del 18%. Dal raccolto di circa 300 kg di riso verde, abbiamo portato a casa 50 kg di riso lavorato.
Coltivazione biologica del Carnaroli
Ciò che mi ha sorpreso di più durante questa mia prima sperimentazione è stata la vicinanza e la solidarietà di persone che, come me, seguendo tutto il ciclo del Carnaroli sperimentale attraverso i miei racconti, si sono appassionate. Nonostante le difficoltà e lo scarso risultato, sono stata incoraggiata e sostenuta da tanti, tant’è che il poco riso prodotto è stato venduto tutto nonostante il prezzo elevato.
Questa esperienza, nata con la convinzione che la coltura del riso biologico non potesse esistere, mi ha cambiata, sia come persona che come modo di pensare. Confrontandomi con chi fa davvero questo mestiere, ho scoperto che ci sono alcune aziende risicole coraggiose che stanno sperimentando delle tecniche nuove per la coltivazione del riso senza l’utilizzo di pesticidi.
Un chicco di riso per l’ambiente
Sono certa che in futuro ci saranno aziende pronte ad introdurre metodi innovativi per coltivare il riso nel rispetto dell’ambiente e che riusciranno ad avere comunque una buona produzione, con dei costi sostenibili.
Partecipare a questo progetto mi ha fatto a capire quante difficoltà ci possono essere nella produzione del riso e non ringrazierò mai abbastanza Laura e Milko Riva per avermi dato l’opportunità di partecipare a questo progetto che avrò modo di ripetere anche l’anno prossimo! Autore: Roberta Colli
Roberta Colli, specialista dei trattamenti rigeneranti al cuoio capelluto, è un’esperta in cure naturali ed è titolare di un centro a Cilavegna in cui vengono trattate tutte le anomalie cutanee che impediscono ai capelli di crescere sani e forti.
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