Avreste mai immaginato di parlare di risotto futurista affidandovi a fonti letterarie e artistiche? Beh, si può fare, saltando indietro nel tempo con le guide di Ricexperience al 1931, quando in seno al Movimento Futurista viene pubblicato il Manifesto della Cucina Futurista. (Segue dopo la foto)
Il Manifesto della Cucina Futurista del 1931 proietta nel mondo dell’alimentazione gli ideali del Movimento Futurista: la velocità e il nazionalismo. Nutrirsi velocemente con prodotti d’avanguardia significa assimilare prima con il cervello che con la bocca, evitando i “rituali digestivi”. Per questo Filippo Tommaso Marinetti e il poeta Fillìa bocciano la pastasciutta e promuovono il riso. Si crea addirittura un vero e proprio dibattito, che vede esaltare il risotto futurista ribattendo alle tante argomentazioni dei difensori della pasta. Anche l’Ente Nazionale Risi si schiera con i Futuristi. (Segue dopo il video)
Perché il risotto e non la pastasciutta?
Ciò che gli artisti propongono è una vera rivoluzione dietetica e culinaria, dove ad avere importanza non è solo il sapore del cibo, ma anche la forma del piatto e il colore degli alimenti. Addirittura aboliscono la pastasciutta, in nome di nutrimenti, come il riso, adatti a una vita sempre più aerea e veloce. Quanto questo risotto futurista mette le basi del moderno impiattamento artistico? Molto, se si considerano l’abbinamento dei colori nel piatto, l’alternanza delle consistenze nella presentazione e il concetto di esperienza di gusto.
Secondo i Futuristi il riso “rompe l’ordinamento passatista”, può essere cucinato in vari modi, servito in diverse forme e abbinato in diversi colori. Può andare dagli antipasti ai dolci senza nuocere alla “chimica gastrica”, si presenta in chicchi aerei e leggeri. Ma soprattutto “libererà l’italia dal costoso grano straniero e favorirà l’industria risicola italiana”. Bene, ora tutti a cucinare un risotto futurista! Autore: Giulia Varetti
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