Nel 2017 con il decreto legislativo 145/17 il governo tentò di reintrodurre l’obbligo di una maggiore trasparenza sull’origine dei prodotti alimentari venduti nel mercato europeo richiedendo la dicitura sullo stabilimento di origine in etichetta (leggi il decreto sull’indicazione dell’origine in etichetta del riso). Dopo 2 anni la lunga battaglia sostenuta dall’avvocato e giornalista Dario Dongo sull’illegittimità del decreto (in quanto contrario al diritto dell’UE) si conclude con una grande vittoria. Il governo infatti non ha rispettato le regole dell’Unione Europea che prescrivono una preventiva notifica a Bruxelles di ogni progetto di norma nazionale relativa alla produzione e al commercio delle merci.
Abbiamo intervistato l’avvocato Dario Dongo per fare luce sulla questione.
Dario Dongo vs decreto legislativo 145/17
Il decreto legislativo 145/17 puntava a una maggiore trasparenza sull’origine dei prodotti alimentari venduti nel mercato europeo. Come mai è saltato tutto?
« La sede dello stabilimento in etichetta dei prodotti alimentari – come ho sempre sostenuto e tuttora ribadisco – è un Must per la salvaguardia e la valorizzazione del Made in Italy a livello planetario. E deve venire accompagnata da un generoso programma di educazione dei consumAttori, in Italia e nel mondo.
Il governo Gentiloni però ha deliberatamente violato le regole europee che presiedono all’adozione delle norme tecniche nazionali. Con la certezza di privare di efficacia sia il d.lgs. 145/17 (recante obbligo di indicare la sede dello stabilimento sulle etichette dei prodotti alimentari ‘Made in Italy’), sia i decreti ministeriali sull’origine di grano e semola nella pasta, latte nei latticini, riso, pomodoro nelle conserve.
Tutti i citati decreti sono incostituzionali (per violazione del Trattato sul Funzionamento dell’UE, TFUE), si noti bene, non a causa dell’Europa ‘cattiva’. La quale pure – con l’appoggio di Gentiloni e degli eurodeputati italiani che ancora siedono a Strasburgo – ha adottato l’osceno regolamento ‘Origine Pianeta Terra‘. I decreti sono illegittimi invece perché Paolo Gentiloni, Maurizio Martina e Carlo Calenda – i sedicenti ‘amici dell’Europa’ – hanno calpestato le regole di base».
Come richiedere il risarcimento
Come riporta nel suo articolo “La recente ordinanza del Tribunale di Roma – che ha riconosciuto l’illegittimità del decreto legislativo 145/17 sull’indicazione obbligatoria della sede dello stabilimento sulle etichette dei prodotti alimentari ‘Made in Italy’ – apre la strada a possibili azioni di risarcimento danni da parte delle imprese nei confronti dello Stato”. In che modo gli operatori della filiera agricola e le imprese di trasformazione potranno impugnare il decreto e chiedere un risarcimento per i costi sostenuti? E coloro che fanno vendita diretta come potranno appellarsi?
«Gli operatori della filiera agroalimentare e chi fa vendita diretta hanno pieno titolo di impugnare eventuali provvedimenti sanzionatori basati sul decreto legislativo 145/17 e i ridetti decreti ministeriali sull’origine. E soprattutto, per chiedere il risarcimento dei danni subiti a causa della pretesa nei loro confronti di applicare norme illegittime poiché contrarie al diritto europeo. Agricoltori, imprese di trasformazione e distributori che si siano trovati costretti ad affrontare oneri e spese di adattamento delle etichette dei propri prodotti alle prescrizioni contenute nei decreti su sede stabilimento e origine materie prime in etichette di pasta, riso, conserve di pomodoro possono pretendere il risarcimento di:
– costi sostenuti per rivedere i layout delle etichette, ottenere i nuovi progetti grafici e i materiali di confezionamento (ivi compresi i costi delle proprie risorse umane a ciò dedicate);
– danni causati dalla distruzione di etichette considerate non più conformi, allo scadere dei periodi transitori previsti dai suddetti decreti;
– danni legati al pregiudizio al principio della libera circolazione delle merci nel Mercato unico ed eventuali ritenute necessità di realizzare appositi imballi esclusivamente dedicati al territorio italiano.
Il diritto al risarcimento del danno deriva dalle colpevoli violazioni del diritto europeo, da parte dei citati ministri a tutt’oggi impuniti e delle amministrazioni da essi guidate, che senza dubbio configura un’ipotesi di responsabilità civile dello Stato per i danni causati ai singoli amministrati. La nostra squadra di FARE è come sempre a disposizione di tutti coloro che vorranno pretendere giustizia, in questo caso mediante azioni di risarcimento danni».
La tracciabilità sulla nostra tavola
E’ importante conoscere la tracciabilità di tutto ciò che portiamo in tavola. Con l’impugnazione ci saranno conseguenze per le informazioni che un consumatore dovrebbe avere prima di acquistare un prodotto?
«Sulla sede dello stabilimento e l’origine delle materie prime, purtroppo invece, è tutto da rifare. Gli abusi del precedente governo non potranno mai venire sanati, poiché i decreti sono stati emanati violando le regole essenziali di notifica delle norme tecniche. Il Governo in carica dovrebbe piuttosto muoversi:
– nell’immediato, per notificare a Bruxelles lo schema di decreto sull’indicazione obbligatoria dell’origine delle carni servite nei pubblici esercizi;
– a maggio prossimo, con la Commissione europea che verrà, per introdurre a livello UE regole serie e coerenti agli interessi della filiera agroindustriale e dei consumAttori. In due parole, sede stabilimento (‘Made in’) e origine materie prime obbligatori e precisi. #eatoriginal
Eat ORIGINal! Unmask your food è l’iniziativa dei cittadini europei a cui tutti dobbiamo aderire, aggiungendo la nostra firma al link https://www.eatoriginal.eu». Autore: Marialuisa La Pietra
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